VI Giornata Mondiale dei Poveri

“«Gesù Cristo […] si è fatto povero per voi» (cfr 2 Cor 8,9). Con queste parole l’apostolo Paolo si rivolge ai primi cristiani di Corinto, per dare fondamento al loro impegno di solidarietà con i fratelli bisognosi. La Giornata Mondiale dei Poveri torna anche quest’anno come sana provocazione per aiutarci a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente.”

Papa Francesco ci invita, attraverso le parole di San Paolo, alla celebrazione della VI Giornata Mondiale dei Poveri del prossimo 13 novembre. La delegazione regionale Caritas dell’Abruzzo e Molise vuole offrire un’occasione di riflessione alla comunità civile ed ecclesiale soffermandoci nello specifico sulla povertà ereditaria confrontando i dati regionali con quelli nazionali, emersi dal Rapporto 2022 su povertà ed esclusione sociale in Italia di Caritas Italiana.

Innanzitutto ci preme sottolineare, ancora una volta che non esiste una sola povertà: ce ne sono tante, acuite dai disastrosi effetti della pandemia, ancora in corso, e dalle ripercussioni della vicina guerra in Ucraina. Nel 2021 i poveri assoluti nel nostro Paese sono stati circa 5,6 milioni, di cui 1,4 milioni di bambini.

Nel rapporto sono presenti 2 capitoli dedicati ad un’indagine condotta a livello nazionale dalle Caritas diocesane dal titolo “Pavimenti appiccicosi” che osserva la povertà che si tramanda di generazione in generazione (Prima indagine nazionale su un campione rappresentativo di beneficiari Caritas).

In poco più di un decennio il numero dei poveri assoluti è più che raddoppiato, passando da circa 1,7 milioni a 5,6 milioni; a nostro avviso è assolutamente necessario prestare attenzione anche a quei fattori che di fatto impediscono una reale emancipazione dal bisogno e che, anzi al contrario, rendono questo stato di svantaggio economico qualcosa che si tramanda di generazione in generazione. Secondo un recente studio OCSE, “A broken social elevator? How to promote social mobility“, per chi proviene da una famiglia povera (collocata cioè nell’ultimo decile di reddito) potrebbero servire mediamente 4,5 generazioni per raggiungere un livello di reddito medio; in Italia si sale addirittura a 5 generazioni.

“La povertà che uccide è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita. È la miseria che, mentre costringe nella condizione di indigenza estrema, intacca anche la dimensione spirituale, che, anche se spesso è trascurata, non per questo non esiste o non conta…

La povertà che libera, al contrario, è quella che si pone dinanzi a noi come una scelta responsabile per alleggerirsi della zavorra e puntare sull’essenziale. In effetti, si può facilmente riscontrare quel senso di insoddisfazione che molti sperimentano, perché sentono che manca loro qualcosa di importante e ne vanno alla ricerca come erranti senza meta. Desiderosi di trovare ciò che possa appagarli, hanno bisogno di essere indirizzati verso i piccoli, i deboli, i poveri per comprendere finalmente quello di cui avevano veramente necessità. Incontrare i poveri permette di mettere fine a tante ansie e paure inconsistenti, per approdare a ciò che veramente conta nella vita e che nessuno può rubarci: l’amore vero e gratuito. I poveri, in realtà, prima di essere oggetto della nostra elemosina, sono soggetti che aiutano a liberarci dai lacci dell’inquietudine e della superficialità.”

Il nostro auspicio è quello di liberarci dai “lacci della superficialità”, di andare alla ricerca delle cause delle povertà e vivere pienamente il mandato di essere prossimi alla fragilità nell’ottica dell’inclusione vera, profonda che parte dal mettere al centro la vita di ognuno, specialmente dei poveri.

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