CS | Dov’è finita l’inclusione sociale?

«L’inclusione sociale sembra che oggi non sia più ritenuta di importanza strategica». Sono queste le parole accorate di don Marco Pagniello, delegato regionale Caritas, in merito all’ultima versione del POR FESR Regione Abruzzo 2014-2020

«Eppure – continua don Pagniello – visto il numero, statisticamente in crescita, delle persone che vivono in situazioni di povertà e in mancanza di servizi, l’inclusione sociale era una delle priorità d’investimento indicate nella bozza iniziale del Piano Operativo Regionale del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale».

La citata bozza del POR FESR Abruzzo 2014-2020 (clicca qui), per la tematica povertà aveva inserito nell’asse VI Inclusione Sociale: “Investire in infrastrutture sanitarie e sociali che contribuiscano allo sviluppo nazionale, regionale e locale, alla riduzione delle disparità nelle condizioni sanitarie, promuovendo l’inclusione sociale attraverso un migliore accesso ai servizi sociali, culturali e ricreativi e il passaggio dai servizi istituzionali ai servizi territoriali di comunità”.

Su questa bozza ci sono state n°192 osservazioni della Commissione Europea, di cui 10 in merito all’Asse VI Inclusione Sociale appunto, che hanno rilevato: 1. L’imprecisa e troppo generica analisi dei bisogni che era stata effettuata; 2. L’esiguità delle somme stanziate che avrebbero generato un impatto trascurabile.

La nuova formulazione del documento vede la scomparsa del citato asse VI ma non una ridefinizione  degli investimenti del sociale, ora azzerati. Ciò coglie di sorpresa la Caritas regionale che in più occasioni era stata chiamata in causa al tavolo PES (partenariato economico e sociale) e che aveva sostenuto l’opportunità di valorizzare l’attribuzione di risorse per interventi sulle infrastrutture sociali e sanitarie

«Abbiamo accolto con meraviglia e non possiamo far silenzio – continua don Pagniello – la ridistribuzione in altri capitoli di spesa dei 14 milioni di euro che inizialmente erano stati destinati agli investimenti sulle infrastrutture per favorire l’accesso a servizi quali, ad esempio, quello sanitario, dell’accoglienza, degli asili, delle residenze per anziani e di altri servizi sociali, culturali e ricreativi. Auspico che esistano ancora i tempi per riconsiderare tali scelte ».

«Il mio intervento non vuole essere una critica alla politica sociale – conclude don Marco – ma solo un promemoria degli impegni presi. È compito della Caritas, del resto, farsi voce di chi non ha la possibilità di essere rappresentato, dei poveri, degli ultimi».

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